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al testo proposto da Alessandra Ponticelli Conti
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La mia casa. Che emozione dopo tanti anni! La mamma indaffarata che ci chiama ogni tanto per aiutarla nei campi. Eccola mia madre- è sempre uguale la casa- scende le scale e dice: "Antonio, attento a non farti male!". I capelli scuri che le incorniciano il viso, la vestaglia di flanella a fiorellini: "Sei scalzo. Dove hai messo le scarpe?". I due candelieri di ottone sono ancora sopra il focolare. Mi piacevano tanto ... E la stadera? "Bisogna pesare la farina se volete che faccia la pasta!".
Dietro quella porta, la stanza dei segreti! "Non aprirla, sai che non devi andarci!". Mucchi di ferri vecchi, bottiglie di olio, di vino, scaffali di legno, scarponi, zoccoli, aggeggi di ogni tipo. "Perché?". "Potresti inciampare là dentro". Gli occhi belli della mia mamma. Profondi. Non c'è più la sedia impagliata della nonna. Intrecciare i fili di paglia che pendono. Che freddo che fa! "E' un inverno terribile, dobbiamo sistemare la legna in cantina, se no Antonio si ammalerà". Dalla loggia si vedono i campi. Lunghi filari di viti e di olivi. L'orto. "Dobbiamo raccogliere i fagioli. Stanno per andare a seme!". Odore di stallatico. Erba tagliata. Sole cocente sulle nostre teste coperte da un fazzoletto. E il pero? Eccolo lassù, mi ci arrampicavo per vedere il mondo dall'alto. "Scendi! Quante volte ti ho detto che non devi salirci!". La nonna arriva con il paniere pieno di patate. Mani callose. Già, il campetto! "Corri, corri Antonio; i tagliolini sono pronti". Il silenzio. Non resta che quello. "Ma dov'è Antonio?". "Sono qui, mamma". [Questo testo fu scritto da Gaetano per il corso di scrittura creativa tenuto al Ginnasio da Enzo Fileno Carabba per la prof. Rindi] |
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